Due articoli hanno recentemente attirato la mia attenzione. Questo il primo:
VENDERA’ cara la sua pellaccia di polietilene. Non lasciamoci ingannare da quel suo aspetto flaccido e spiegazzato: lo shopper è un vero duro. Condannato ufficialmente a morte per crimine ecologico continuato ed aggravato. Fissata la data dell’esecuzione: 31 dicembre 2009, fra meno di otto mesi. Ma lui se ne fa un baffo. Statene certi: la scamperà anche stavolta, e il primo giorno di apertura dei supermercati del 2010 lo troverete quasi ovunque ancora vivo, lì alle casse, sbruffone e servizievole, comodo e prepotente.
[Fonte: Repubblica]
La notizia in se (il bando degli shopper) è buona ma il fatto che probabilmente ci saranno degli strascichi nel loro utilizzo è stato molto demoralizzante.
Poi è arrivata questa altra notizia:
Il governo rimanda l’impegno a passare alle buste ecocompatibili e la grande distribuzione lo scavalca muovendosi autonomamente, in sintonia con gli impegni europei e i paesi industrializzati che hanno deciso di mettere al bando i vecchi shopper in plastica. Dal 29 maggio i sacchetti di plastica saranno vietati in tutti i 98 punti vendita di Unicoop Firenze. Al loro posto arriveranno i sacchetti biodegradabili che possono essere utilizzati per la raccolta differenziata dei rifiuti organici e diventare compost, un terriccio utile in agricoltura e giardinaggio.
[Fonte: Repubblica]
Mi sono un po’ tranquillizzata ma poi penso al mio paesello e ai dintorni che frequento. E di nuovo mi piglia male…
Nel mio piccolo cerco di limitare il più possibile di usare le buste o gli involucri di plastica. Da anni ho in dotazione delle simpatiche e colorate sportine di stoffa, ma è molto difficile evitare l’accumulo delle buste di plastica. Al Conad vicino casa è ormai automatica la frase “ho le buste grazie”, ma mi sembra di fare la mosca bianca, perché le cassiere in automatico ti passano le buste e le addebitano come prima cosa sullo scontrino. Quante volte ho pagato perché non ho rifiutato immediatamente gli shopper di plastica!
Quando vado nel piccolo alimentari vicino l’ufficio, a Civitavecchia, la tipa mi prende in giro perché assolutamente non voglio buste di plastica.
Al mercato fanno la faccia strana e dicono “ma quelle di stoffa si sporcano!”. Ambè, ma lavare due robe di stoffa ti sembra tanto bizzarro?
Al bar dove prendo il caffè in grani mi presento con il contenitore tupperware e chiedo di riempire direttamente quello: perché mai dovrei farlo mettere in una confezione di plastica che poi, 10 minuti dopo a casa butterò nel contenitore del riciclo?
Non mi sembra che in giro ci sia l’atteggiamento giusto per mettere al bando queste dannate plasticacce. Sia nei negozianti che nei consumatori. Non è un grosso sacrificio portare 2-3 buste di stoffa, ben piegate, nella borsa. Col tempo ne ho collezionate di belline e ne ho anche ricevute in regalo dalle amiche. Sono anche più facili da portare perché, normalmente, hanno dei manici belli lunghi da fissare sulla spalla, mentre le buste di plastica “segano” le dita. Sono meno capienti e questo obbliga a distribuire meglio i carichi, a vantaggio della schiena.
Insomma, io continuo con la mia crociata anti-shopper, e se questo mio post avrà sensibilizzato almeno una persona ne sarò molto contenta 🙂